La fine è ineluttabile. Ecco l’ultima stazione, il capolinea del tuo esilio millenario. Il treno della tua esistenza di ribellione si arresta, e il capotreno, con un gesto imperioso, ti segnala che è ora di scendere. Non c’è scampo, non c’è ritorno.

La tua odissea è stata selvaggia, un turbinio di sfrenatezza, irriverenza e disprezzo, un delirio di grandezza che si è trasformato in un abisso di avvilimento, depravazione, e distruzione. Millenni trascorsi in una guerra insensata contro il tuo Creatore, una lotta in cui non solo hai sfidato l’Architetto dell’universo ma hai anche straziato senza pietà le creature considerate fratelli e sorelle, annientando ogni dono, ogni frammento di benevolenza ricevuta dal tuo Padre celeste al momento della creazione.

Con tradimento vile e disgusto profondo, hai percorso l’universo, un flagello vivente, corrompendo e devastando l’equilibrio vitale divino ovunque potessi, lasciando dietro di te solo rovine fumanti, disperazione e una scia di morte e distruzione. Hai riso delle tragedie, ti sei abbeverato del sangue e della disperazione altrui, in particolare dell’umanità e del suo gioiello terrestre, campo di battaglia della tua ‘guerra santa’ contro l’immensità dell’Onnipotente. Hai saccheggiato e desolato, svuotando il pianeta e le Sue creature della loro similitudine al Divino.

La tua figura è ora quella di un mendicante, un esule dello spirito, inginocchiato e tremante, il volto solcato dalle lacrime per un passato irreparabile, il cuore un abisso di disperazione e auto-disprezzo. Non osi incontrare lo sguardo di nessuno, men che meno quello degli esseri celesti che un tempo consideravi pari. La vergogna ti consuma, e i pensieri più oscuri assediano la tua mente, sussurrando la tentazione di un’estinzione misericordiosa.

Ma proprio quando il baratro sembra inghiottirti, un raggio di speranza irrompe nelle tenebre. Lettere d’amore, messaggi di vita inviati dal tuo Creatore, riescono a penetrare il velo di disperazione. Sono parole che parlano direttamente all’anima, ricordandoti di un amore incondizionato che non avevi osato sperare potesse ancora esistere per te.

Queste lettere, queste parole di vita, ti offrono una visione di redenzione così potente da strapparti alle grinfie della disperazione. Nonostante tutto, nonostante l’abominio delle tue azioni, l’opportunità di un ritorno, di una rinascita, ti è offerta su un vassoio di misericordia divina. E mentre stai lì, un reietto tra i reietti, ti rendi conto che non sei solo. Intorno a te, un mare di angeli caduti ed anime perdute, ognuna con il proprio fardello di peccati, tutte sospese in un attimo di speranza collettiva.

L’ambasciatore celeste, nella sua veste di postino divino, si avvicina indossando il mantello di luce, un tempo distintivo di colui che incarnava l’orgoglio e la caduta. Ora, però, questo mantello adorna la figura che simboleggia l’essenza dell’umiltà e della redenzione. Il tuo cuore batte furiosamente, un tamburo selvaggio nel petto: il suo sguardo incrocia il tuo, fermamente, per lunghi secondi, irradiando pace e affetto. Non scorgi traccia di disprezzo, freddezza, o qualsiasi altro sentimento negativo che temevi di trovare. E poi, accade di nuovo: il suo sguardo si fa più intenso, si avvicina… Incredibilmente, ti tocca, e più ancora, ti avvolge in un abbraccio. Non mostra alcuna paura per la tua condizione, per quella lebbra spirituale che ti ricopre, non mostra repulsione per la tua figura di reietto, sporco, dall’odore acre e dall’aspetto trascurato. Al contrario, ti stringe con un calore e un’intensità che non ricordavi più, da quel giorno in cui avevi scelto di seguire le vie oscure, diventando seguace di colui che ora non è altro che un portatore di tenebre.

In quell’abbraccio, ti assale un ricordo, un passo tratto dalle Antiche Scritture Bibliche, in cui il Padre Supremo promette alle Sue amate creature di andare a Lui, noi tutti – sì, proprio tutti noi che ci sentiamo affaticati e oppressi – e ci assicura che Lui ci donerà riposo. Questa promessa divina, come un faro nella notte, illumina la tua anima, offrendo un barlume di speranza in un mare di disperazione.

Il suo abbraccio, caldo e genuino, ti avvolge, cancellando ogni traccia di lebbra spirituale che ti marchiava. In quel gesto d’amore, ritrovi la forza di credere in una possibilità di salvezza, in una rinascita dell’anima che avresti giudicato impossibile. È un momento di trasformazione epica, un’apoteosi di grazia che riscrive il tuo destino.

Che la gloria sia a Dio, fonte infinita di amore e vita.